10 luglio 2011

Tertium datur

Questo racconto è vuoto, perché occorre spazio per ospitare la signora Annamaria.
Nessuna dieta, nessun dottore, nessuna medicina alternativa hanno avuto successo nel tentativo di contenere la sua massa imponente.
Per me disse bene il sacerdote quando la venne a trovare: per un cuore così grande c'è bisogno di un corpo abbastanza capiente.

In effetti la signora Annamaria è una professionista del preoccuparsi degli altri, una instancabile lavoratrice del dare - materialmente e spiritualmente.
Non ammette, ad esempio, che si esca da casa sua a mani vuote - per ognuno ha da parte un pezzo di cioccolata, una bomboniera, un piccolo regalo.
E poi è un continuo intercedere, insistere, contattare conoscenti per ogni tipo di necessità.
Quando la vado a trovare è tale la premura nell'informarsi su quello di cui ho bisogno, nel darmi consigli, nel rivolgermi bonari rimproveri che finisco per pensare di essere io quello costretto a letto, attaccato ad una flebo.

Quando tutti avranno preso dalla sua dispensa, dal suo comò, dai suoi armadi, dalle sue forze, la signora Annamaria capirà di non aver più niente da dare e chiuderà gli occhi.

Allora non ci saranno commemorazioni solenni, nè se ne accorgeranno le autorità.
Soltanto, come alla fine di un concerto o davanti ad un'opera d'arte, un lungo applauso si alzerà dal fondo della strada.



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