22 ottobre 2011

Pendolo

Quattro tornanti in discesa, lungo rettilineo, controcurva a destra e spunta Spoleto, sporgendosi dallo scoglio su cui è arroccata.
Uno spettacolo pazzesco le luci contro le mura del castello, nel cielo scuro trapuntato di stelle.

Quante volte è passato di lì, Lorenzo?
Prova a contare quanto fanno andata e ritorno, ogni quindici giorni, per gli ultimi due anni.
Prova a moltiplicare quel numero sbiadito per i chilometri - più di cinquecento - che separano il posto dove lui abita da quello dove lavora la sua ragazza.
Prova a immaginare lo scenario tre due giorni (ma in realtà lui pensa "tra una quarantina d'ore"), quando ripasserà di lì ed i giochi di luce saranno offerti dal cielo terso e dal sole tiepido del pomeriggio.
L'immagine gli arriva nitida, immediatamente, tanto che quasi si mortifica di avere una conoscenza così precisa di posti - dopotutto - non suoi.

All'improvviso sente addosso la fatica di dieci, cinquanta, cento viaggi.
Si chiede se abbia ancora senso quel rapporto vissuto come in un albergo ad ore.
Si chiede anche fin quando avrà la forza FISICA di proseguire in questo ping pong per l'Italia.
Gli pare che la sua vita abbia delle eccedenze, che sia troppa; troppa, e gliene basterebbe meno.
Accosta alla prima piazzola, scende e siede sul cofano, faccia al castello.

Per un po' fissa la luna gigante che, spuntando tra le colline, illumina la strada come un faro da palcoscenico.
Pian piano la Bellezza lo pervade come un'aroma di caffè, come il poggiarsi di una mano tiepida sul fondo dell'anima.
L'aria fresca di settembre lo investe e gli asciuga le lacrime fin dentro agli occhi.

C'è un cellulare nell'abitacolo che inizia a squillare ed altra strada davanti da percorrere.
Lorenzo asciuga il naso con la manica del giubbotto, rientra in macchina e riparte.

Nessun commento:

Posta un commento