14 dicembre 2011

La neve e la ruggine

Nel piccolo ingresso della piccola pensione una piccola tv gracchia la sigla di apertura di Fantastico, deformando per la scarsa sintonizzazione il corpo statuario di Heather Parisi.

Il ragazzo entra, si scrolla la neve e la ruggine dalla testa, saluta l'anziana coppia di titolari avvolta nel plaid sul divano davanti alla tv - dei due risponde solo lei con un mugolìo gutturale - e si infila nella cabina telefonica.

Una volta dentro, estrae dalla tasca un mucchietto di gettoni, inserisce il primo nella fessura, rotea una decina di volte con l'indice la ghiera dei numeri fino al fermo in alluminio.
Tre squilli.
"Pronto?" chiede una voce roca, stanca, vissuta.
"Mà?"
"Salvuzzu, beddu... unne sei?" chiede la voce rinvigorita, ringiovanita all'improvviso.

"Alla pensione, mà...
Ma no che non sono tornato adesso, sto qua da un pezzo...
E che ora sarà stata, le sei, forse pure le cinque e mezza, che sono uscito dall'officina...

Certo che ho mangiato...
E che cosa... i piatti che fanno qua a Ivrea: la fonduta ho mangiato...
La fon-du-ta... tipo formaggio squagliato, bollente, mà...
Mà, che ti spiego? Qualche volta che vieni poi te la faccio assaggiare..."

Gettone.

"Al lavoro le solite cose: mica faccio lo scultore che ogni giorno c'è una cosa diversa... io le lamiere devo battere...
No che non mi ammazzano di lavoro: i turni, le pause, gli straordinari... tutto ci danno, non ti preoccupare.

Mica tanto freddo fa...
Tu non lo sentire al colonnello delle previsioni, quello deve esagerare...
Vabbè, domani il cappotto e il cappello... e pure i guanti, vabbene."

Gettone.

"La gente... come deve essere?
No che non sono razzisti, mà... tu la televisione non la devi stare a sentire...
E pure se fosse, mica me li devo sposare: basta che mi pagano a fine mese...
Sì, non ti preoccupare... mi sto accorto."

Gettone.

"Voi come state?
E papà? Dici la verità, sta guardando Heather Parisi...
Vabbè... ciao, buonanotte.
Vi voglio bene."

La cornetta viene agganciata all'apparecchio, i gettoni riposti nella tasca, il pianto affogato nella gola.


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