"Scusache, scusaaaa... sei tu Paole, l'istruttore di nuoto?"
Giovanni è gracile di fisico e pallido di carnagione.
Dalla corporatura a stento riesci a dargli i sedici anni che invece ha, rispetto ai quali pure la testa è rimasta indietro.
Non tutta, non uniformemente a dire il vero: le frasi, ad esempio, nelle quali spesso inciampa mischiando vocaboli e storpiando le finali delle parole.
"Devochedevo imparare a nuotare, Paole".
Lo dice per necessità, senza arroganza e senza l'aria di trasmettere un ordine ricevuto.
E questo mi piace.
No, in questo momento non sto guardando lui, guardo oltre.
Guardo la paura dell'acqua che trasmette, gli incoraggiamenti, le urla, lo spintone che sarà necessario a farlo tuffare ogni mattina.
Guardo la faccia che farà riemergendo, con un occhio aperto e uno chiuso, tossendo via la salsedine dai polmoni.
"Pazzochesei... pazzo completamente."
Poi - miracolosamente ma con grande naturalezza - si girerà sul dorso e tirerà due bracciate perfette.
20 novembre 2012
Due bracciate
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