12 ottobre 2013

Odio Las Vegas

Micio, micioooo...

Odio Las Vegas.
Odio la sua Venezia che non conosce acqua alta, la sua Tour Eiffel che non affaccia sugli universitari stesi al sole su nessun Campo di Marte, la sua finta Sfinge che non ne sa nulla di sabbia e di deserto.
Per questo porto da mangiare ai gatti qui, a Largo Argentina.

Micio, miciooo...

"Che c'entra Las Vegas coi gatti?", lo pensi e non lo dici.
Magari credi che io sia rimbambita.
C'entra invece.

Tieni, bello, tieni...

Per cosa ti credi che vengano qua tutti 'sti turisti?
Per vedere quanto male siamo capaci di custodire i Fori Imperiali ed il Colosseo?
Per fare ore di coda al caldo e poi visitare i Musei Vaticani a passo di carica, pur di rispettare l'orario di chiusura?
Per farsi largo a Piazza Navona tra i cingalesi che gli vogliono vendere rose ammuffite, caldarroste anche ad agosto o quei volàni luminosi che lanciano in ogni direzione, col rischio che cadano pure in testa a qualcuno?

No, amico mio...

Nz, nz, nz....

Questi vengono qua ad incontrare.
Vengono a stare in mezzo alla folla che va a vedere i gladiatori.
Vengono a passeggiare per Piazza del Popolo col rischio di incrociare Michelangelo o Caravaggio.
Vengono a mischiarsi con quelli che accolgono Garibaldi e poi a correre per i vicoletti dietro Campo dei Fiori insieme agli ebrei durante i rastrellamenti.

Vieni bello, ci sta pure per te...

E domani?
Che cosa verranno a cercare di noi a Roma?
Cosa gli stiamo lasciando?

Bed & breakfast e gelaterie?
Le taverne che si sono aperte a Via Margutta dove prima facevano bottega i pittori o i "Compro Oro" di Via dei Pettinari che hanno preso il posto delle famiglie di orafi?

Di questo nostro tempo resterà Las Vegas, la finzione di una città che non esiste perché non ha più cittadini ma solo turisti, da un estremo all'altro delle mura aureliane.

Tiè... Tiè...

Allora do da mangiare ai gatti.
Qui a Largo Argentina ci sono da sempre, da prima che nascesse Giulio Cesare.
Chissà, magari domani i turisti verranno a cercare almeno loro...