4 dicembre 2013

La stanchezza

"La stanchezza" - Gino Covili-1990

Mi è andata via la voce e la voglia di parlare a stare qui seduto sotto questo cielo umido di un inverno che ancora non arriva.

Io sono quello che camminava avanti e indietro, carico di adrenalina.
Avevo entusiasmo a fior di pelle, forza nelle spalle e qualche idea affilata in tasca.

"Tocca aspettare," - mi sono detto - "è giusto."

"Guarda che mani grandi, il mio turno dovrà arrivare."

Qualcuno ha iniziato ad andar via.
"Bene, farò meno fila".

Altri se ne sono andati quando vennero fuori a dirci che dovevamo aver pazienza.
"Ne avrò tutta quella che sarà necessaria".

Intanto nulla si muoveva e l'attesa iniziava a snervare.
Avevamo smesso già da un po' di parlare tra noi ed avevamo preso a guardarci in cagnesco, a misurarci l'un l'altro le possibilità a colpo d'occhio, a mettere da parte qualunque forma di cortesia.

Poi ogni tanto uno usciva e si rivolgeva a noi con toni sempre più concitati.
Ci diceva che era inutile, era meglio andarsene a casa, cosa stavamo a fare lì, cosa cercavamo, quali pretese assurde avanzavamo, quali meriti arrogavamo a dispetto di chi era già andato via e di chi era rimasto a casa?

Siamo arrivati in pochi fino a sera, pochissimi.
Diciannove mozziconi ai piedi e un'ultima sigaretta nel pacchetto.
La fumo e vado via.

Guardo le mani e mi sembrano inutilmente grandi.
Guardo i sogni in tasca e sono opachi e vacui.




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