28 luglio 2011

Trompe l'oeil

Cos'è stato?

Il rumore di prima, dico: non pareva venire dalla mia bici.
Prima un fruscio tra le foglie, poi una specie di grido strozzato: a giudicare da come era acuto poteva essere un gemito di una ragazzina.

Mi pare venisse dal lato della strada, probabilmente dal sentiero tra i pini; ma non qui, più avanti...
Magari all'altezza di quei cespugli dove c'è un signore anziano che - ora che mi avvicino - pare respirare a bocca aperta, parecchio affaticato.

Anche se ne vedo solo mezzo busto - il resto è coperto dal cespuglio che ancora si muove - mi accorgo chiaramente che è sudato, tanto che con una mano si asciuga la fronte e i baffi, mentre con l'altra stringe quello che potrebbe essere un bastone...
O chissà che altro...

Poi dal cespuglio sbuca un'esclamazione:
"Nonno, guarda che ho trovato!", insieme ad una mano che mostra trionfante alcune fragoline di bosco.

"Brava Margherita: adesso riposiamoci un po'..."

Pendiamo dalle labbra di una generazione perversa.

22 luglio 2011

L'urlo

Si abbandonerebbe pure ad un sonno profondo e agognato Mattia, stanco com'è stasera, se non fosse per le dita affusolate e gelide di Sabrina che prendono all'improvviso a carezzargli l'addome.
Lui finge - male - disinteresse e resta sdraiato sul fianco, volgendole le spalle, ad occhi chiusi.
Impercettibilmente le mani di lei si spostano sulla cicatrice dell'appendicite e, poco alla volta, guadagnano le cosce.

Mattia allora si gira di scatto e siede sul bacino di lei che, di risposta, si puntella su spalle e glutei inarcando la schiena.
Col braccio Mattia intuisce quel varco, si infila e le cinge la vita - un po' meno che afferrare in realtà, in virtù della misura di dolcezza usata in quella manovra.
Nella stanza buia rilucono i seni rotondi e la pelle dorata, su cui Mattia inizia una danza di baci e delicati morsi.

"Mi vuoi?"
Sabrina annuisce ansimando.
Mattia fa finta di nulla e continua nel suo rituale.

Dopo poco viene preso per i capelli.
"Mi vuoi, adesso?"
Sabrina sorride estasiata, ormai è su un altro pianeta.
Lui ricaccia la testa sotto le coperte e riparte.

Quando sente le dita fredde aggrappate fin dentro le costole, Mattia decide di entrare.

Bolle Mattia, effluvia Sabrina.
Lui prova a controllare l'eccitazione, sciogliendola in un movimento misurato e ritmico, copiato dalla risacca che segue la mareggiata.
Eppure tale è il coinvolgimento di Sabrina, tale il piacere che le illumina il volto, che Mattia desiste dall'autocontrollo e si abbandona agli istinti ancestrali.

Come un calcio nelle viscere, all'improvviso gli schizza il seme impazzito, riversandosi nel ventre di Sabrina con naturalezza, come in un esperimento di vasi comunicanti.

Mattia le vuol dare altro piacere.
Continua.
Anzi, aumenta il suo ritmo.

Sabrina sente il calore sotto l'addome.
Per un istante vede il volto di Mattia imperlato di sudore.
Reclina la testa all'indietro e si abbandona al piacere.
Sente l'orgasmo salire potente dai piedi, dalla terra che sta sotto il letto.
Gonfia i polmoni, i seni, il torace.
Prepara un urlo liberatorio da far tremare i vetri.
Lo spinge fuori più forte che può per la trachea...

Succede che l'urlo non esce, è perso per strada.
Finisce nel deposito nascosto in cui cadono tutte le parole non dette da Sabrina, dal giorno in cui è nata.

Mattia si ferma un istante e la osserva.
Poi si accascia nel suo lato del letto, senza espressione in viso nè pensieri in testa.
Si abbandona ad un sonno senza sogni.

Domani mattina alle sei c'ha da mimare le notizie del primo TG.

18 luglio 2011

Pubblicità

In una vetrina.
In una vetrina di Tiffany.
In una vetrina di Tiffany a Roma.
In una vetrina di Tiffany a Roma, Via del Babbuino angolo Piazza di Spagna.
In una vetrina di Tiffany a Roma, Via del Babbuino angolo Piazza di Spagna, c'è un brillante.

Vicino al brillante c'è un biglietto.
Vicino al brillante c'è un biglietto strappato da un bloc-notes.
Vicino al brillante c'è un biglietto strappato da un bloc-notes e scritto a penna.
Vicino al brillante c'è un biglietto strappato da un bloc-notes e scritto a penna con tratto evidentemente agitato.
Vicino al brillante c'è un biglietto strappato da un bloc-notes e scritto a penna con tratto evidentemente agitato che dice:
"Non voglio altri giorni senza il tuo sorriso."

Davanti a una vetrina di Tiffany a Roma, Via del Babbuino angolo Piazza di Spagna,
Davanti a un brillante,
Davanti a un biglietto strappato da un bloc-notes e scritto a penna con tratto evidentemente agitato che dice:
"Non voglio altri giorni senza il tuo sorriso."
Alcune donne si fermano e si commuovono.

Poi passano alla vetrina successiva: altro brillante, altro biglietto melenso.
E pure in quella dopo e nell'ultima in fondo.

Un po' sorridono, un po' si incazzano, un po' capiscono il messaggio:
"Meno sogni e più carta di credito".

14 luglio 2011

J.O.B.

Caldo che nemmeno la notte da un po' di sollievo - quanto avrò dormito? un'ora forse due - avanti e indietro tra bagno e letto col pigiama che si azzecca addosso dal sudore e il ventilatore che dondola contro il soffitto - domani mi sveglierò col torcicollo macchissenefrega, fammi chiudere occhio solo un'altra mezz'ora, che domani è già qua, non li senti i motorini nel vico, la signora Concetta che trasmette la sigla di unomattina, la puzza di munnezza che inizia a scaldarsi al sole e tra un po' si sveglia pure a'criatura e se non trova il latte si mette a alluccare e allora fammi alzare, fammi accendere il gas, fammi mettere su il caffè, ma tra un minuto, un minuto soltanto, il tempo che la sveglia smette di suonare e il parroco la finisce di scampaniare e tu guarda se questo proprio di qua doveva passare col camioncino, a quest'ora, ma chi se li accatta i melloni saporiti?

Basta, ho deciso.

Jamm O'Bagn.

( In napoletano il verbo "andare" può essere usato in modo transitivo:
succede quando il movimento assume connotazione di urgenza immediata e libertoria,
come se la fretta consigliasse perfino il risparmio di una preposizione. )

10 luglio 2011

Tertium datur

Questo racconto è vuoto, perché occorre spazio per ospitare la signora Annamaria.
Nessuna dieta, nessun dottore, nessuna medicina alternativa hanno avuto successo nel tentativo di contenere la sua massa imponente.
Per me disse bene il sacerdote quando la venne a trovare: per un cuore così grande c'è bisogno di un corpo abbastanza capiente.

In effetti la signora Annamaria è una professionista del preoccuparsi degli altri, una instancabile lavoratrice del dare - materialmente e spiritualmente.
Non ammette, ad esempio, che si esca da casa sua a mani vuote - per ognuno ha da parte un pezzo di cioccolata, una bomboniera, un piccolo regalo.
E poi è un continuo intercedere, insistere, contattare conoscenti per ogni tipo di necessità.
Quando la vado a trovare è tale la premura nell'informarsi su quello di cui ho bisogno, nel darmi consigli, nel rivolgermi bonari rimproveri che finisco per pensare di essere io quello costretto a letto, attaccato ad una flebo.

Quando tutti avranno preso dalla sua dispensa, dal suo comò, dai suoi armadi, dalle sue forze, la signora Annamaria capirà di non aver più niente da dare e chiuderà gli occhi.

Allora non ci saranno commemorazioni solenni, nè se ne accorgeranno le autorità.
Soltanto, come alla fine di un concerto o davanti ad un'opera d'arte, un lungo applauso si alzerà dal fondo della strada.



6 luglio 2011

Elogio dell'Intifada

Quando non avremo caricato le nostre pistole,
e non ci saremo procurati né mitra né armi;

Quando i nostri proiettili
fatti di fischi, urla e tamburi
rimbalzeranno contro tute mimetiche e scudi di plastica;

Quando la carica improvvisa sorprenderà alcuni di noi;
e - accartocciati a terra - difenderemo gli organi vitali,
lasciando il resto del corpo in attesa delle manganellate,
disordinate ed incessanti;

Allora ci difenderemo con la nostra Terra.

Da Susa a Terzigno,
da Tripoli a Piazza Tahrir,
strapperemo pietre al nostro suolo,
abbatteremo i nostri alberi, incendieremo le nostre strade,
distruggeremo con le nostre mani il nostro patrimonio.

Ma non vi lasceremo la soddisfazione
di privarci del nostro futuro.



1 luglio 2011

Ulisse

"Dove sei stato finora?"
Lei è distesa sul letto, in faccia l'espressione del sonno che tarda a venire.

"Te l'ho detto, era impossibile tornare prima..."
Lui risponde dalla terrazza.
Beve vino passito, rivolto verso il Mare.

"Dimmi che non sei stato con altre donne."
Gli ulivi sono gocce d'argento nella Notte sull'Isola.

"E tu che non sei mai stata con altri uomini."
Dopo un po' lui rientra e siede sul letto:
"In fondo che importa: conta solo che siamo qui, insieme, ora.
Perdoniamoci."
Passa il tempo che la Luna impiega a calare sull'orizzonte.

"Non è perdono questo.
Questo è pareggiare i torti.
Questa è l'anticamera del sospetto, la premessa della giustificazione."
Mentre lei parla, si tira su in mezzo al letto.
"Se ne sei capace, perdonami senza richiedere nulla in cambio, senza sentirti dalla parte della ragione."

La brezza gonfia come una vela la tenda di cotone, mentre una voce di uomo pare dire:
"Vado via".

Ah, dimenticavo: l'Isola si chiama Formentera.