28 giugno 2011

Un paese per vecchi

Quando, caricato l'ultimo zaino sull'ultima spalla,   l'ultimo giovane si incamminò via dal paese, allora capimmo che eravamo rimasti vecchi tra i vecchi.

Improvvisamente si rivelavano vecchie le insegne, vecchi i palazzi, vecchia la divisa dei vigili e vecchie le pubblicità nella vecchia stazione.

Tra di noi distinguevamo ancora i più e meno anziani, e tra i vecchi alcuni ostentavano volgarmente giovanilismo.
Ma era una differenza percettibile come una sfumatura di rosso in un campo di papaveri.

Ci accorgemmo presto che non c'erano più Tradizioni da tramandare, Eredità da lasciare, Patrimoni da accumulare.
Parole come Patria, Casa, Lavoro si erano completamente svuotate di significato e pure sui sentimenti si era depositata una patina ingiallita.
L'Amore, ad esempio, era diventato una declinazione dell'Affezione.

Quando l'ultimo giovane andò via dal paese, con lo zaino pendente di Incoscienza ed Entusiasmo, noi rimanemmo più saggi,  ricchi, quieti e disperati di prima.

23 giugno 2011

Controluce

Succede alle volte che la Vita segnali alcuni istanti usando profumi, colori o sapori speciali, per dire che quei momenti li prenderai con te, ti faranno compagnia lungo il cammino.

Quel tardo pomeriggio alle scogliere lontane, ad esempio, soli io, te e le canoe.

E tu eri controluce come la prima donna al mondo, i capelli impegnati a seguire la brezza.
E ridevi, col suono dell'onda tra i sassi.

E tu eri trasparente che ti si vedeva in fondo all'anima affacciandosi dall'orlo degli occhi.
E così vicina che non c'era nemmeno bisogno di baciarsi.

Lo senti anche tu quel tepore di tramonto, ricordi anche tu quel profumo di pelle e salsedine, proprio adesso che una mano più forte ti tira verso una macchina elegante.

Ed io un po' rido, un po' piango, un po' lancio in aria riso e confetti.

19 giugno 2011

Datti all'ippica

Sarracinu Sarracì.
(carezza pesante che scorre lungo il muso fino alle narici)

Comm' è ca te chiammavano ll'Americani, quanno venivano a jucà 'e ccorse a Agnano?
E chi se ricorda cchiù, Sarracinu mio...
(sbuffo di cavallo dalle narici)

Nè io e nè tu ce ammeritammo sta munnezza.
Sti corse pe 'e vvie tutte scassate, all'ultima ora 'a sera, int'a l'ummido, cu macchine e motorini pe fa' a luce.

Io e te ce ne jamm a ccà, sta tranquillo.
Damme sulo o tiemp 'e apparà 'e riebit.
Famme fa na cosa 'e sord e ce ne jamm.
Basta cu 'e cravattari, basta cu sta ggente e' miez a' via, basta cu nandrolone e cocaina.

Turnamm a Agnano e all'Americani 'e facimm ascì ll'uocchie a fore.

Aivori.
Accussì te chiammavano - te arricuorde, Sarracì ?
Aivori, aivori...

(colpo di pistola e tonfo sordo nella stalla)
(colpo di pistola e tonfo più lieve)

14 giugno 2011

Ripartenze

Chi non ha mai nuotato non lo sa e per questo sugli spalti pochissimi riescono a capire.

L'allenatore non muove un muscolo, non batte più neanche le palpebre.
L'ha visto tenersi a ridosso dell'avversario fino all'ultima virata secondo la tattica che avevano studiato.
Si è compiaciuto della spinta rabbiosa dal muro e dell'inizio impetuoso di ultima vasca.
Il divario era appena stato colmato con sicurezza da campione, la vittoria era la conclusione naturale.

Proprio in quell'istante una bracciata inspiegabilmente a vuoto, la sbandata sul lato destro, la testa contro la corsia.
Un impatto da niente, poco più che sfiorarsi, ma sufficiente a fermare quel treno in corsa.

Nel pieno dello sforzo il nuotatore è una matita in equilibrio sulla punta: basta un soffio per farla cadere.

E' un mistero insondabile come un atleta di quella stazza, con tutta quella possente muscolatura, per il solo fatto di aver sfiorato la corsia laterale si arresti improvvisamente e quasi ritorni alla verticale nel bel mezzo della finale delle Olimpiadi.

Pochi centimetri sott'acqua non arrivano gli sguardi, benchè se ne avverta addosso tutta la pressione.
Arriva invece alla bocca un anticipo di amarezza, un acconto di frustrazione.
C'è da decidere prima che in testa parta il flashback di quattro anni di allenamenti, gare, trasferte, sacrifici, poche soddisfazioni, alcune cocenti delusioni...

L'incubo di ogni nuotatore è di ripartire da fermo, senza avere punti di spinta.
Oppure si può simulare un malore e ci si ferma lì.

Ma "simulare" non è un termine in uso tra le corsie.

11 giugno 2011

Il paese dei balocchi

Qui.

Questo il posto in cui vorresti abitare, questo vorresti trovare per strada quando esci a passeggiare - non il caos del traffico e le case sgarrupate.

Negozi accoglienti e viali pedonali.
La fontanella in ottone senza traccia di calcare al centro del cerchio di panchine.
La musica ambient in filodiffusione.
Nei bagni pubblici il sapone, la carta e la fragranza di mughetto.
Parcheggio facile, persone cortesi.
Perfino l'omone tatuato fino al collo indossa il camice bianco e rosa per servire i gelati.

In questo posto - che non c'entra nulla in questo contesto - non devi pensare alla tasca in cui metti il portafogli, al posto in cui appoggi la borsa, alla persona che ti sta seguendo nel vicoletto.

Qui  vieni a comprare un paio d'ore di NORMALITA', consapevole di pagarle insieme a borse e vestiti.

Qui all'ingresso troneggia una testa mozzata di cavallo e qualcosa vorrà pur dire...

6 giugno 2011

verde ... rosso ... verde ... rosso

(Segue da http://www.skarabeo.net/2011/05/verde-e-non-si-passa/)

Quando finisce la giornata Noureddine non ha nessuna voglia di tornare a casa, perché "casa" è una stanza senza intonaco con otto materassi a terra.
Allora si siede tra semaforo e passaggio a livello, vicino alla fontanella, aspettando che arrivi Amalia.

Amalia arriva tutte le sere verso le otto e mezza.
Arriva su tacchi alti, con passo svelto e sicuro.
Mostra più dei suoi diciassette anni, in virtù di un'invidiabile cura nell'abbinare vestiti, trucchi e accessori,.
Questa cura del particolare affascina incredibilmente Noureddine, che quando la vede sgrana un sorriso grande come una pannocchia.

E pure Amalia si diverte ad avere un piccolo ammiratore.
Una volta lo invitò perfino al caffè dove si ferma tutte le sere.
Gli offrì una cocacola e poi dalla borsa estrasse un cartoncino.
C'era una sua foto in costume - in posa goffamente provocante - e sopra scritto a penna Amalia, con il tratto che dalla ultima "a", dopo un paio di curve, confluiva in un cuoricino.
Una di quelle foto da provino dei reality.

Amalia va tutte le sere al bar vicino la stazione.
Un giorno di lì passerà un produttore con la macchina sportiva che, vedendola, capirà di stare cercando proprio lei.
E se non lo capirà sarà lei a spiegarglielo, perchè è nel suo destino.

Nell'attesa, stasera monta per trenta euro nella Uno diesel del solito manovale.