9 maggio 2011

Fredastèr

Nè Domiziana, nè asse mediano, nè stivali di vernice, nè puzza di copertoni stasera per Renato, in arte Silvana, per tutti Fredastèr.
Solo il suono delle claquettes sul pavimento sporco e graffiato del pub "Nine" di Lagopatria.
Che il nome del pub sia un omaggio al bistrattato Antonio de Olivera Filho detto "Careca", attaccante del Napoli degli scudetti, Fredastèr non vuole metterselo in testa: per lui è "Nine" come il musical con Nicole Kidman e Sofia Loren.

Tip-Tap.
Fredastèr si avvicina verso il minuscolo palco, una specie di nicchia in fondo al locale dove non si capisce bene se l'artista vada ad esibirsi o a nascondersi.
Tip-Tap.
Dal bancone le urla di 'on Antonio attraverso il locale semivuoto:
"Se si scippa il pavimento ti faccio travestire io... da muratore te faccio vestì..."
Tip-Tap.
'on Antonio che adesso maldice il momento in cui - metà per pietà umana e metà per paura di essere sputtanato con la moglie - ha acconsentito all'esibizione.

Sul palchetto non c'è sipario, c'è solo un faretto fisso collegato ad un interruttore.
Click.


If you're blue and you don't know where to go to why don't you go where fashion sits Puttin' on the Ritz

Balla, Fredastèr.
Balla per chi stanotte batte al posto tuo.
Balla per le ucraine minorenni e per i vecchi travestiti napoletani.
Balla per i disperati che vengono di notte a cercarvi.
Balla per le loro famiglie abbandonate davanti alla tv.
Balla su quelli che scopano e poi ti buttano fuori dalla macchina senza pagare.
Balla sui SUV ingombranti e e sfavillanti dei papponi.
Balla per i sieropositivi: per quelli che non sanno ancora di esserlo, per quelli che preferiscono non saperlo.

Balla Fredastèr.
Balla come se fosse Broadway, come se ci fosse Don Lurio in platea, pure se è solo Lagopatria e chi è rimasto nel locale è ubriaco marcio.

TipTap.

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