28 ottobre 2011

Il doppiofondo

Claudio usa un doppiofondo, ed io l'ho scoperto.
Potrà ingannare gli altri con l'espressione rassicurante del viso, la voce pacata e le movenze misurate, ma non me, che sono prestigiatore come lui.
Non sarà deontologicamente corretto, ma sono convinto che è meglio svelare il trucco quando un gioco non riesce, così il pubblico crederà che si è sbagliato apposta, per fine didattico.
...e poi non esiste albo per gli illusionisti, per cui io svelo.

Allora: Claudio usa un doppiofondo.
L'ha sistemato lì, sul retro degli occhi.
Lo nasconde al pubblico con pupille dal magnetico color nocciola intenso.
Poi distrae chi riuscisse a superare quell'ostacolo con un leggero velo di lacrime.
Ma voi non fatevi ingannare, il doppiofondo è proprio lì dietro.

Claudio guarda la sedia vuota dell'ufficio, la gente accalcata intorno a lui nell'autobus, gli studenti all'uscita dalla scuola ed intanto nel doppiofondo proietta, sovrapponendo le immagini alla realtà.
Proietta la sua ex moglie, che nemmeno adesso riesce ad odiare e soprattutto i due piccoli figli dagli occhi scuri come due ghiande.

Al ritorno dal lavoro se li ritrova ad aspettarlo nella stanza d'albergo vuota e decide di portarli al parco a giocare sulle altalene.
Dalla finestra si guarda percorrere con loro la strada di passeggio di quella città lontana, li vede entrare dal cancello principale del parco, correndo verso i giochi.
Ma l'altalena stasera è occupata, c'è già un papà che spinge la figlia.

Claudio allora fissa le luci della città all'imbrunire e soffia in un lungo sospiro il crampo che gli ha preso dalla gola allo stomaco.
Poi, piano, chiude la finestra e spegne il giorno nel letto vuoto come una sigaretta nel posacenere.

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